In questi anni è cresciuta sensibilmente la convinzione che l’agricoltura riveste un’importanza strategica non solo sotto l’aspetto economico, ma anche per il fondamentale ruolo di presidio del territorio.
Negli ultimi 40 anni in Liguria la superficie agricola utilizzata è passata dal 40% all’8% dell’estensione complessiva del territorio regionale, si è verificata una sensibile diminuzione delle aziende e le aree forestali sono passate dal 44% al 70% dell’intero territorio, facendo della Liguria una delle regioni più boscate del Paese.
A questi dati è legato il progressivo abbandono del territorio montano e rurale con le conseguenze che purtroppo ben conosciamo in termini di aumento dei rischi connessi alla fragilità idrogeologica del nostro territorio. Nel corso dell’ultimo quinquennio la Regione ha rivolto un particolare impegno per invertire la tendenza allo spopolamento delle campagne anche attraverso provvedimenti mirati al recupero produttivo dei terreni agricoli abbandonati, come nel caso della legge regionale sulla “Banca della Terra” al cui iter ho collaborato attivamente.
Ma non basta. Occorre dedicare ogni sforzo per la rivitalizzazione dell’entroterra sostenendo innanzitutto il settore produttivo che maggiormente connota l’agricoltura delle aree interne: la zootecnia. Un comparto oggi alle prese con gravi difficoltà connesse in particolar modo alla commercializzazione delle produzioni di carni e lattiero-caseari. Difficoltà maggiormente aggravate dalla fine del regime delle quote latte. Questi temi sono stati al centro di un incontro da me promosso in collaborazione con l’Associazione Regionale Allevatori che si è svolto ieri a Masone, e che ha visto la partecipazione di Raffaella Paita. Un’occasione molto utile per sottolineare i problemi e le criticità di un comparto che in Liguria non fa grandi numeri dal punto di vista economico, ma che esprime un forte valore aggiunto in termini di qualità dei prodotti.
Per sostenere gli allevamenti delle zone montane bisogna garantire un reddito dignitoso a chi si dedica ad un’attività molto faticosa ma che ha ricadute importanti per la collettività. Raffaella Paita, ad ulteriore conferma di quanto già contenuto nel suo programma di governo, si è assunta davanti agli allevatori delle valli genovesi degli impegni importanti, in primis quella di convocare subito dopo le elezioni del 31 maggio un “tavolo verde” per mettere a punto le misure necessarie a superare le tante emergenze sul tappeto e a far diventare l’agricoltura un settore primario, mettendo a miglior frutto le opportunità offerte dal nuovo ciclo dei fondi europei e cambiando la qualità della spesa regionale.
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